Ciao surfer,
Facciamo finta di essere tornati indietro nel tempo e che nella nostra terraferma troviamo un'accogliente osteria frequentata da pirati e marinai.
Ci sediamo lì, stanchi e assetati.
Ora, mentre aspettiamo le nostre birre, lascia che ti racconti le ragioni di tutta questa navigazione.
Tre mappe silenziose
Sono sempre rimasto affascinato dalle mappe. Un "sempre" retorico, ovviamente.
Alla fine, dato che la vita è fatta di scelte, orientarci è una delle attività che facciamo più spesso, più o meno inconsapevolmente.
I marinai qui possono confermare.
Almeno non sino a quando non attiviamo la modalità "navigatore automatico" e ci lasciamo trasportare dalla corrente.
Uno dei pirati esclama: "Che diamine è sta modalità navigatore automatico?".
Pensaci, le mappe ti danno una visione d'insieme e, nel frattempo, ti danno la possibilità di disegnare la tua personale strada. Sono speciali.
Le mappe non si presentano sempre nella loro forma convenzionale, fatta di scale e coordinate geografiche.
In certi casi possono essere persone. I veri maestri, in fondo, puoi vederli come delle mappe con cui puoi parlare.
Poi ci sono delle mappe un pò più silenziose, che parlano una sola volta e poi si zittiscono. Non puoi fargli più domande, quindi l'unica cosa che puoi fare è andare a rivedere quello che ti hanno detto, per controllare se ti sia sfuggito qualcosa. I libri.
In uno dei passaggi più belli del "giovane Holden", il protagonista passa a salutare la sua sorellina Phoebe prima di scappare di casa. Holden si fida solo dei bambini.
Phoebe, a un certo punto, lo incalza facendo un discorso del genere: "possibile che parli solo delle cose che non ti piacciono? Ok che non ti piace il college, ok che non ti piacciono gli adulti, ma poi cos'è che vuoi fare da grande?
Holden ci pensa un attimo, e alla fine risponde così:
[…] mi immagino sempre tutti questi ragazzini che fanno una partita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, e intorno non c'è nessun altro, nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere dal dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto l'acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l'unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è una pazzia.
Holden voleva essere come una mappa, a modo suo.
Oggi voglio parlarti di tre mappe silenziose, tre libri che non solo mi hanno insegnato delle cose, ma anche un modo di vedere le cose. Un orientamento, appunto.
Con le dovute proporzioni, l'approccio che uso in questa newsletter si basa anche su questi modi di vedere e su questo orientamento.
I libri sono Gli strumenti del comunicare di Marshall McLuhan, Apocalittici e integrati di Umberto Eco, Miti d'oggi di Roland Barthes.
Credo che il titolo italiano non renda giustizia alle intenzioni originarie di questo libro. Il titolo originale infatti "Understanding Media: The Extensions of Man", del tutto diverso dall'idea da "manuale dell'istruzioni" a cui rimanda il titolo italiano.
Il che è buffo, perchè sembra riflettere la disarmante scarsità di cultura mediologica che c'è nel nostro Paese, testimoniata anche dallo snobismo nei confronti dei corsi universitari in Scienze della Comunicazione.
Qualcuno potrebbe chiedere: "Perchè... cosa c'è da capire, dei media?". L'idea, fra le altre, contro cui si batteva McLuhan era quella che considerava i media come semplici scatole vuote, contenitori neutri da cui passa il messaggio. E invece sono molto di più.
I media, veicolando il messaggio, lo trasformano. Dal messaggio arrivano ad agire sull'intera esperienza umana, introducendo "nuove proporzioni" nei modi di pensare e di agire.
Mi ricordo ancora di una frase detta dal mio professore di Linguistica, durante una lezione poco affollata: "Le buone idee sono anche buone da vedere".
Fra le cose che faceva Umberto Eco, c'era anche questo.
In mezzo a un panorama di intellettuali che diceva delle cose e basta, Eco non solo diceva delle cose, te le faceva anche vedere. Ti dava delle prove, raccoglieva meticolosamente i suoi indizi. E lo fa ancora adesso, attraverso i suoi libri.
In "Apocalittici e integrati", per spiegare le differenze tra cultura d'avanguardia, cultura di media e cultura di massa, Eco prende ad esempio tre descrizioni di personaggi femminili. Una scritta da Proust, una scritta da Tomasi da Lampedusa, un'altra scritta da Salgari.
Facendo queste analisi Eco ha dimostrato come testi di livello diverso abbiano un meccanismo di funzionamento comune. Se oggi si può parlare con un certo impegno di argomenti come i meme, Instagram e i fumetti è anche grazie al lavoro di Umberto Eco e alle sue mappe silenziose.
Un altro autore che ha fatto grandi gestacci alla distinzione fra cultura alta e cultura bassa è stato Roland Barthes.
In "Miti d'oggi" i capitoli sono dedicati ai giocattoli, al Tour de France, all'astrologia, a una varietà di oggetti culturali al di là dei pregiudizi intellettualistici.
Come ha scritto Eco nel saggio d'introduzione al libro: "Barthes ci ha insegnato l’avventura di un uomo di fronte a un testo, non ci ha offerto modelli schematici da applicare, bensí un esempio vivente di come “incantarci” ogni giorno di fronte alla vitalità e al mistero della semiosi".
La curiosità di Roland Barthes è critica, impegnata e, al tempo stesso, giocosa.
Instagram e la cultura contemporanea
Siamo arrivati al perchè del titolo di questa puntata.
Lev Manovich è un autore che ha attirato la mia attenzione perchè è un pò Eco, un pò McLuhan, un pò Barthes.
Eco per la maestria con cui riesce a combinare teoria e analisi, McLuhan per l'attenzione che riserva all'ambiente attraverso cui i messaggi si diffondono, Barthes per la curiosità con cui si approccia al suo oggetto di studio.
Manovich è un teorico dei media, ricercatore e professore universitario. Fra i suoi libri più importanti ci sono Il linguaggio dei nuovi media (2001) e Software Culture (2010).
La peculiarità del suo lavoro di ricerca si basa soprattutto sull'idea di unire i metodi quantitativi con quelli qualitativi. Con il suo laboratorio Cultural Analytics studia la cultura contemporanea mettendo insieme la teoria dei media con le tecniche della Data Science e della Data Visualization.
La Data Visualization, fra l'altro, è un altro modo non convenzionale di produrre mappe e strumenti di orientamento, attraverso i dati.
Di Manovich ho intenzione di approfondire due cose, in particolare: le sue ricerche su Instagram e i suoi progetti con il Cultural Analytics Lab.
Su Instagram Manovich ha pubblicato nel 2017 uno studio in open-source dal titolo Instagram and the Contemporary Image.
Lo studio è durato cinque anni, durante i quali ha analizzato 16 milioni di foto pubblicate sulla piattaforma.
Per ora sto leggendo un suo paper tratto da questo studio, di cui ti lascio questa piccola anticipazione: secondo Manovich viviamo in una società in cui l'estetica non è più solo una questione puramente artistica, ma che la produzione di belle immagini, interfacce, oggetti e esperienze sia oggi fondamentale per il funzionamento della struttura economica e sociale.
Il resto lo scopriremo assieme nelle prossime puntate, quando saremo pronti ad altre esplorazioni.
A presto, surfer.
Link per chi non va di fretta
Instagram and the Contemporary Image (2017) - libro di Lev Manovich
The Aesthetic Society: Instagram as a Life Form (2019) - paper di Lev Manovich
I progetti del Cultural Analytics Lab
Gli strumenti del comunicare (1964) - Marshall McLuhan
Apocalittici e integrati (1964) - Umberto Eco
Miti d’oggi (1970) - Roland Barthes
Spero che questa lettera ti abbia lasciato qualche spunto di riflessione o di approfondimento. Per qualsiasi suggerimento, commento, proposta ti consiglio sempre di rispondere a questa email o di commentare direttamente sul sito. Se sei già iscritto alla newsletter, aiutami a farla crescere condividendola con amici, parenti e altri potenziali esploratori. Grazie!